Teatro

Alberto Oliva: “Con Pirandello ho sempre fatto un po’ a botte”

Alberto Oliva
Alberto Oliva

Intervista con il regista Alberto Oliva, artista ospite dell’edizione 2019 delle Giornate pirandelliane di Busto Arsizio (VA), iniziativa che rientra nell’ambito della prima edizione della locale Festa del Teatro.

Il suo approccio iniziale con Pirandello in realtà è avvenuto grazie a Goldoni; infatti, nel 2012, il regista Alberto Oliva ha vinto il Premio Internazionale intitolato al drammaturgo agrigentino, dopo aver messo in scena Il ventaglio, opera del commediografo veneziano considerato il principale innovatore della commedia moderna.

E pensare che da bambino ho perfino tentato di emulare Steven Spielberg!”, scherza.  Il fondatore della Compagnia dei Demoni è presente quest’anno alle Giornate pirandelliane, organizzate dal Teatro Sociale di Busto Arsizio, con lo spettacolo Il fu Mattia Pascal – L’uomo che visse due volte, interpretato dall’attore Mino Manni. Da questa esperienza partirà un percorso laboratoriale, rivolto ad allievi attori e finalizzato all’allestimento – il prossimo anno – de L’uomo, la bestia e la virtù.

 

Nel suo percorso professionale ha incrociato il commediografo agrigentino già dal 2012, quando ha vinto il Premio Internazionale Luigi Pirandello come regista emergente. Qual è il suo rapporto con questo autore?
In realtà, con Pirandello ho un rapporto di amore/odio: mi affascina tantissimo, ma c’è sempre qualcosa che mi fa resistenza nel metterlo in scena, forse perché, a differenza di altri autori, non è ancora un vero e proprio “classico”, nel senso che è troppo lontano per essere un nostro contemporaneo, ma è troppo vicino per essere considerato di un’altra epoca; è legato a una società che noi possiamo comprendere abbastanza, ma non del tutto, per questo motivo ho sempre cercato di mettere in scena quei testi nei quali non fosse troppo forte la tematica borghese, che in Pirandello è presente molto spesso.

Ha sempre voluto fare il regista?
Direi  di sì. Mi ricordo che bazzicavo già in questo mondo fin da bambino. Addirittura, la mia “opera prima” è stata una rivisitazione di Jurassic Park. C’è stato anche un periodo in cui avrei voluto anche fare l’attore, però poi è prevalsa l’idea di poter esprimere la mia poetica e non di essere un ingranaggio all’interno di un insieme coordinato da altri.
 


Che ruolo ha nell’organizzazione delle Giornate pirandelliane?
Le Giornate pirandelliane di Busto Arsizio esistono da qualche anno e sono organizziate dall’Associazione Educarte. Sono dedicate a Delia Cajelli, che è stata una figura fondamentale nel panorama culturale locale. A lei sono anche intitolati il Teatro Sociale cittadino e il premio, espressione di queste giornate. Il mio spettacolo Il fu Mattia Pascal è stato invitato a essere protagonista dell’edizione di quest’anno e, contestualmente, mi è stato chiesto di organizzare, con la Compagnia I Demoni un progetto per l’anno prossimo, che unisca l’anima didattica e quella artistica, così come vengono espresse nel nome stesso dell’associazione. L’anno prossimo la stessa Educarte coprodurrà uno spettacolo nuovo, che nascerà all’interno delle Giornate pirandelliane: L’uomo, la bestia e la virtù, sempre con la mia regia e con Mino Manni come protagonista, che sarà preceduto, nell’arco di un anno, da tre laboratori gratuiti per allievi attori, il primo dei quali si svolgerà proprio questo week end.

Nella sua versione del Fu Mattia Pascal, il protagonista viene definito “L’uomo che visse due volte", un evidente riferimento hitchcockiano. Cosa l'ha spinta a orientare in questo senso il progetto registico?
Io e il mio socio Mino Manni qualche anno fa abbiamo messo in scena La donna che visse due volte e quindi siamo molto appassionati del romanzo da cui Hitchcook ha preso spunto per la realizzazione del film. Rileggendo Il fu Mattia Pascal, ci è subito venuto in mente quel tipo di riferimento letterario, che nell’immaginario collettivo richiama soprattutto la pellicola. Mattia Pascal è, di fatto, “l’uomo che visse due volte”, perché rinuncia alla sua identità dopo aver appreso la notizia infondata della sua morte e decide di cominciare una nuova vita, abbandonando completamente il suo passato, per poi uccidere, in seguito, il suo nuovo sé, ritornando a vivere  la vita di prima.
 


Secondo lei, qual è il messaggio più efficace della produzione drammaturgica di Pirandello che può essere indirizzato alla giovani generazioni?
Pirandello fa un discorso molto importante e particolare sull’identità, arricchendo il significato di termini quali ipocrisia e maschera. Io credo che oggi questi siano temi abusati e abbastanza inquinati dal pensiero contemporaneo, che purtroppo è tornato a essere estremo, soprattutto a livello politico, per cui ci vediamo costretti a mettere in dubbio valori ormai acquisiti e fondamentali. Il contributo della drammaturgia di Pirandello è prezioso proprio in quanto ha potuto permettersi di esprimersi attraverso un linguaggio “alto”, estraneo alle nostre beghe quotidiane.
 

Da quest’anno, inoltre, il mese di aprile offre ampio spazio alla cultura: si sta già svolgendo a Busto Arsizio (VA) la prima edizione della Festa del Teatro, (dall'11 al 14 aprile) che prevede spettacoli di prosa, musical, teatro di strada e workshop, L’inaugurazione è avvenuta ieri, con un brindisi che ha coinvolto tutti i teatri aderenti all’iniziativa, comprese le realtà parrocchiali.